Gioielli

Dagli affascinanti orecchini, bracciali e collane de LedueC alle Oyas, decorazioni dei veli delle donne d'Anatolia, a gioielli impreziositi con ceramiche Raku

I gioielli di LedueC

I gioielli di LedueC (Chiara e Cristina) sono realizzati con metalli nichel free con un bagno in oro o in argento e pietre dure.

Dai colori si può risalire al tipo di pietra.

Nero: onice
Bianco: agata bianca oppure perle di fiume
Grigio: quarzo fumé
Rosso: agata di fuoco oppure pasta di corallo
Rosa: quarzo rosa
Azzurro: angelite
Azzurro trasparente: iolite
Blu: agata blu
Marrone: occhio di tigre
Verde: agata verde
Trasparente: cristallo di rocca

Le Oyas

Le oyas con lavorazioni a uncinetto e perline provengono invece dall'Anatolia. Lì le donne le ricamano su veli e foulard di varie fogge. Noi amiamo usarle come collane. I lunghi fili lavorati vengono piegati più volte e poi avvolti attorno al collo in tanti modi diversi.

I Gioielli in Raku

Splendidi gioielli impreziositi da ceramica Raku, grazie alla maestria di artigiani italiani.

Creazioni dove la matericità della ceramica si impreziosisce di luce e argento. Adatti a una donna che ama essere notata per l’estrosa eleganza di un gioiello raffinato.

I colori degli smalti, le trame di fumo, disegnano perle che raccontano il fascino del mistero da cui nascono. Un pezzo d’argilla che da amorfo raggiunge la perfezione nella semplice ricercatezza delle forme.

Ma cos'è il Raku?

Il Raku è una tecnica di origine giapponese, nata in sintonia con lo spirito zen, in grado di esaltare l'armonia delle piccole cose e la bellezza che risiede nella semplicità delle forme. L'origine del raku è legata alla cerimonia del tè.

La tecnica fu creata, per caso, nella seconda metà del XVI secolo in Giappone da un artigiano coreano di nome Chojiro, nel periodo in cui la "cerimonia del tè" si diffuse tra il popolo. Il rito inizialmente apparteneva solo ai monaci e alle classi nobili, e si compiva con oggetti poveri, essenzialmente la tazza, che gli ospiti si scambiavano l'un l'altro e che doveva avere dimensioni tali da poter essere contenuta nel palmo della mano.

Iniziò così una grande richiesta di tazze adatte alla cerimonia. Per creare rapidamente ceramiche che avessero un aspetto invecchiato e consunto Chojiro usò lo stesso tipo di materiale e tecnica adoperati per la produzione di tegole: argille sabbiose e estrazione dal forno appena il rivestimento raggiungeva il punto di fusione. Lo shock termico dovuto al raffreddamento conferiva loro quell'aspetto invecchiato e pregiato.

La differenza principale tra la maiolica (ceramica tradizionale) e il Raku sta nel fatto che l'oggetto in maiolica dopo la cottura si raffredda nel forno, invece in Raku si passa alla fase successiva, la riduzione, in cui l'ossigeno si riduce introducendo nel forno sostanze fumogene (segatura, foglie, carta, zucchero di canna) oppure, prima dell'estrazione dal forno, si prepara uno spazio con materiale fumogeno sul quale verrà adagiato il pezzo.  Per la decorazione si utilizzano ossidi o smalti.

Il termine giapponese raku significa letteralmente "comodo, rilassato, piacevole, gioia di vivere". Deriva dal sobborgo di Kyōto da cui veniva estratta l'argilla nel XVI sec. Da quel momento divenne anche il cognome e il sigillo della stirpe di ceramisti discendente da Chojiro, tuttora attiva in Giappone. Nel XVIII sec. venne pubblicato un manuale che ne spiegava la tecnica nel dettaglio, e da allora il raku si diffuse anche al di fuori del Giappone.

Spazio Blue Train

Via Fratelli Rezzano

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